Quale rancore, quale dolore, quale mancanza ti ha ferito così profondamente?
Ti chiedo perdono. Davvero, te lo chiedo io. Lo so, è troppo poco, ma prova a compatire, ad allargare l'orizzonte della tua mente, ad innalzarti anche sopra quel dolore totale, mortale, a livello dello stomaco.
Il cuore. Allo stomaco un buco, un proiettile calibro 64. Questo è il vuoto d'amore, che fa digrignare i denti dal freddo e dalla fame.
Ti prego ti chiedo perdono, per chi ti ha ferito così tanto, magari continuando, senza accorgersene.
Ma prova ad aprire, sgomberare quel vuoto pressurizzato: luce, aria, calore. Soltanto un canto.
"Nè con te, nè senza di te"
Il rimedio è gli occhi negli occhi, mani nelle mani, il calore dei nostri respiri sempre più vicini, l'emozione e poi leggero, delicato e impetuoso, il contatto.
La tua pelle.
Ti amo e tu lo sai. Guarisci amore mio, ti prego.
Apriti, scaldati, fidati.
Ti amo. Ti amo. Ti amo.
La trasandatezza di questo mio dire
cercare parole impotenti in partenza
piatte e cave come bolle d'aria
leggerezza che riesca a scavare caverne
in parola, nella gola.
Orali.Ripetizioni, sotto-indicazioni.
Creare voracità di suono che mastichino il significato.
Senso esteso, fisico e materiale dove tutto si disfa e si fa
di sole, bruciando la consistenza, essere in assenza.